DECADENZA

Emilio Previtali
4 min readNov 5, 2014

DI UN PAESE,
VISTA ALLA TV.

La nostra televisione e quella degli altri.

Nel 1922 John Reith fu il fondatore della BBC. All’epoca le trasmissioni erano solo radiofoniche e c’era un solo giornalista di nome Arthur Burrows che al microfono della radio leggeva in diretta le notizie dei giornali. Burrows faceva di tutto, dal conduttore al redattore, dal produttore al regista, addirittura oltre che al radiogiornale si occupava di leggere storie per bambini in un programma dedicato ai più piccoli.

I principi ispiratori per tutte le trasmissioni della BBC stabiliti da John Reith sia per la radio che per la televisione (che arrivò circa 14 anni dopo, nel 1936 ) erano tre, molto semplici:

Informare. Educare. Intrattenere.

A questi tre obiettivi fondanti oggi, novantadue anni dopo quella linea guida alla quale tutte le televisioni del mondo si sono in seguito in qualche modo ispirate, potremmo aggiungere un quarto obiettivo, l’ultimo in ordine di tempo arrivato con l’era di internet e della comunicazione digitale:

Interagire.

BBC nel solco alla idea originaria di Sir. John Reith produce ogni anno milioni di sterline di contenuti giornalistici, inclusi servizi di reportage, film documentari, infotainment.

Nel 2012 è cominciata una nuova era per l’azienda con una strategia globale denomnata “BBC Worldwide“. I risultati economici degli investimenti che puntano al traguardo 500 milioni di utenti globali a settimana per il 2022 non si sono fatti attendere, nel 2013 in anticipo di un anno sulla tabella di marcia BBC ha raggiunto e superato il target di 200 milioni di sterline/anno spese per la produzione di contenuti. La BBC Worldwide strategy fonda il suo progetto di crescita su tre aree di intervento principali: Uno, incremento della qualità dei contenuti prodotti grazie agli investimenti. Due, creazione e sviluppo di nuove aree tematiche e di contenuti a esse dedicate. Tre, consolidamento globale ed integrazione di TV e Radio con i servizi digitali.

Una scena del programma “Non è mai troppo tardi”

In Italia le trasmissioni radiotelevisive della allora EIAR (poi divenuta RAI) iniziarono nel 1939 e la televisione fu strumento educativo di avanguardia oltre che strumento di informazione e di intrattenimento. Con il programma “Non è mai troppo tardi” del maestro Alberto Manzi tra il 1958 e il 1968 circa 1 milione e mezzo di italiani furono aiutati a ottenere la licenza elementare. La televisione fu a tutti gli effetti strumento di lotta all’analfabetismo e di sviluppo delle potenzialità del paese.

L’avvento della televisione commerciale italiana è del 1974, con la nascita delle televisioni libere. Poi ai due canali RAI si aggiunse nel 1979 anche la terza rete regionale, è però difficile sostenere che la concorrenza abbia favorito la qualità. In un regime di semi-monopolio potremmo considerare realistico l’esatto opposto invece, cioè l’evidenza che la qualità della televisione italiana — sia quella pubblica che quella commerciale — si è assestata al ribasso e che gli investimenti sono stati rivolti principalmente all’acquisto e talvolta alla produzione di programmi di basso costo dedicati a una audience generalista. Parliamo di programmi poco costosi di infotainment o di programmi come i reality o i talent ad esempio, che hanno invaso in questi anni i palinsesti televisivi italiani a discapito della produzione di programmi originali o di contenuti giornalistici veri e propri quali ad esempio reportages, giornalismo di inchiesta, documentari ma anche film e fiction di qualità.

Ciascun italiano dovrebbe tenere bene in mente queste cose la sera, dopo cena, quando facendo zapping con il telecomando davanti alla televisione è facile rendersi conto che è quasi impossibile trovare un programma guardabile per più di cinque minuti di seguito, a meno che ci si adatti a vedere un talent doppiato malamente [applausi e risate incluse], un programma in cui due politici a caso si accapigliano tra loro intanto che una o più veline circolano per lo studio televisivo in body e lustrini o alla meno peggio, se si è fortunati abbastanza da disporre della pay-tv come di un paracadute mentre si precipita al suolo dalla stratosfera, ci si può adattare a guardare una serie televisiva americana quantomeno ben scritta e ben prodotta.

Qui sotto, tanto per fare un piccolo paragone con la televisione nazionale, un piccolo esempio del modo in cui la BBC spiega ai propri telespettatori il principio di funzionamento della accelerazione di gravità in un programma originale condotto da Brian Cox e realizzato all’interno del più grande ambiente sottovuoto del pianeta. Il video, che fa parte di una serie di quattro episodi dedicati alla scienza, oltre che sugli schermi della televisione è fruibile on line, per ora soltanto in anteprima.

Una palla di metallo e delle piume, sottovuoto, precipitano alla stessa identica velocità.

Dovremmo averlo a memoria tutti questo video, quando questa sera o una delle prossime, spaparanzati sul divano e facendo zapping sui canali nazionali ci imbatteremo in un programma come Paperissima Sprint, tanto per citarne uno, rassegnadoci a guardarlo e magari anche a sorridere. Tutto sommato rispetto a quello che potrebbe capitarci di vedere non è nemmeno la cosa peggiore.

Il punto è che magari uno non ci ha mai fatto caso e la guarda talmente raramente la TV nazionale, che fa fatica a rendersene conto. Ma prestando un minimo di attenzione è facile verificare che le “papere” che vengo mostrate in “Paperissima” sono sempre più o meno sempre le stesse. Identiche. Dal 1° Giugno 1990.

Mancano meno di due mesi e siamo nel 2015.
E’ proprio questo, il punto.

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Emilio Previtali
Emilio Previtali

Written by Emilio Previtali

I’ am a child running in a meadow. A snowflake. A splash of mud. A rolling stone. This is who I am.

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