SCIARE
DUE VOLTE.
Un viaggio a caccia di neve fresca sull’Isola di Hokkaido.
[Una storia di sci giapponese con le foto di Alessandro Belluscio]
E’ buio. Fuori nevica da giorni, non so più neanche quanti.
Nevica forte, fortissimo. Non ho mai visto nevicare così.
Il fuso orario mi ha un po’ rincoglionito è tardi e non riesco a dormire, ma non è la stanchezza.
E’ l’eccitazione.
E’ la neve, tutta questa neve.
Profonda. Leggera. Morbida.
C’è silenzio.
E’ un silenzio strano dentro a cui se ascolto bene c’è una specie di fischio, un sibilo, delicatissimo.
Da lontano arriva il rumore di uno spazzaneve al lavoro, sta passando. C’è il suono della lama di metallo che striscia sull’asfalto e il tintinnio delle catene che rotolano montate sulle gomme, poi più nessun rumore per un po’.
Poi un cane che abbaia, qui vicino. Poi smette.
Torna quel silenzio di prima, con dentro quel leggero sibilo di nulla.
Guardo fuori dalla finestra, la strada è deserta. Bianca. Se non fosse per i mucchi di neve ai lati non sembrerebbe nemmeno più una strada. Spegno la luce e mi infilo sotto alle coperte, ho lasciato le tende aperte così stando sdaraiato posso guardare fuori.
Dei fiocchi di neve grandi come monete svolazzano nell’aria andando di traverso, su e giù e di lato, sto lì disteso su un fianco a guardarli.
Galleggiano.
Si dondolano nel vento. Sembra che non abbiano proprio voglia di cadere.
Per domani mattina è tutto pronto. Lo zaino è a posto, i vestiti sono a posto, in ordine sulla sedia in fondo al letto. Il berretto c’è, i guanti ci sono. Lo skipass c’è. Arva, pala e sonda, ci sono. Gli sci sono appoggiati al muro vicino alla porta. Io mica li tengo fuori, in garage, i miei sci, nemmeno a casa. Li tengo in camera, sempre. Non sono neanche l’unico. Tutti quelli che ci sono qui con me, quelli che accompagno e che porto a sciare, fanno tutti così. Gli sci li tengono nella stanza accanto al letto, vicini e quando fuori nevica anche loro non riescono a dormire. Come me. Me li immagino ora di là nelle loro stanze, oltre questa parete, che guardano la neve cadere fuori dalla finestra. E’ una meraviglia.
Chiudo gli occhi ma non è per dormire. E’ per sciare, un’altra volta.
Comincio ad andare giù dal pendio e a prendere velocità e a curvare e a ripetere le run di questa mattina, le più belle. Quelle che mi sono rimaste dentro alle gambe e dentro ai piedi, dentro al cervello, dentro agli occhi, come una fotografia mentale che si è incastrata da qualche parte. Oggi ho fatto così tante curve che mentre il pullman mi riportava a casa e me ne stavo seduto sul sedile a un certo punto, appena prima di un tornante, le mie gambe sono partite per impostare la traiettoria verso sinistra.
Un movimento. Uno scatto.
Come se avessi avuto ancora gli sci attaccati ai piedi.
Ho fatto la mossa con le gambe, come per curvare, poi mi sono ripreso. Ho sorriso. Ho incrociato lo sguardo dell’autista nello specchietto retrovisore e mi sono guardato in giro con aria indifferente, chissà se gli altri mi hanno visto? Chissà se lo hanno notato, quel movimento?
Chissà se capita anche a loro, anche agli altri, che il cervello continua a sciare, anche dopo, alla sera, di notte, prima di dormire? Chissà se anche agli altri restano delle foto incastrate dentro, tra il cervello e i muscoli, da qualche parte?
Secondo me sì, capita. Anche a loro.
Perlomeno qui in Giappone, con tutta questa neve. A tutti, capita.
Il prossimo 6 gennaio partirò di nuovo per il Giappone. Porterò con me per la sesta volta un gruppo di sciatori alla scoperta della neve fresca dell’Isola di Hokkaido. Nel caso voleste venire, qui c’è il programma di viaggio. Qualche posto, per chi vuole aggiungersi, c’è ancora.
http://www.emilioprevitali.com/download/2015_japan_scorribanda.pdf
Tutte le foto di questa storia sono di ©thenorthface/Alessandro Belluscio
Instagram http://instagram.com/alothebigone